mercoledì 2 dicembre 2009

Segantiniana: il ciclo del nirvana




attualmente in postproduzione

una rivisitazione videografica del famoso ciclo pittorico che Giovanni Segantini ha dedicato al tema del Castigo delle Lussuriose e delle Cattive Madri, condotta sul filo di un’interpretazione musicale - per soprano, contralto e otto strumenti - realizzata ad hoc dal compositore ticinese Luigi Quadranti.

Le quattro opere che costituiscono il Ciclo del Nirvana, dipinte da Segantini tra il 1894 e il 1896, sono messe in scena attraverso un’opzione registica di tipo installativo che si avvale del potenziale espressivo e interpretativo fornito dalla combinazione e dall’incrocio di diversi media nonché dalla loro facoltà di convergere nella videografia digitale intesa come metamedia.

I corpi femminili delle protagoniste, in questo lavoro videografico, diventano voci e si trasformano in canto. La pittura si fa musica, materia sonora incarnata in un dispositivo scenico che combina insieme installazione video, performance musicale e tecno-teatro. Un universo audio-visivo composto di riflessi, di repliche, di simulacri, di rimandi che amplificano in modo combinatorio e ricorsivo l’apparato iconografico, le valenze semantiche e i riferimenti simbolici dei dipinti di Segantini. I corpi sospesi nel vuoto delle protagoniste - votati a un eterno «nirvana di nevi e ghiacci » (Segantini) -, gli alberi secchi, le distese di neve, il cromatismo dei dipinti vengono riconsegnati allo spettatore attraverso una “dimensione narrativa” che procede su molteplici livelli nella quale l’atmosfera irreale, l’assenza di gravità e la sospensione del tempo, caratteristiche delle opere di Segantini, si espandono nello spazio fisico tridimensionale.

Un video musicale, dunque, per rendere manifesta e in un certo senso per “risvegliare” l’originaria potenza enigmatica della pittura di Segantini, vale a dire il suo intrinseco potere replicante (1).

Un essai di interpretazione audio-visiva, inteso come macchina delle emozioni, come macchina sinestetica, che procede programmaticamente lungo la via dell’ibridazione mediale già aperta da due miei precedenti lavori: L’isola dei morti (1996), sull’omonimo dipinto di Arnold Böcklin, e Mosaici di Piazza Armerina (2005), sull’omonimo ciclo musivo siciliano.
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1) Non a caso il Ciclo del Nirvana è stato all’origine di molti saggi e molti testi critici. Su di esso si sono cimentati storici dell’arte, filosofi, psicanalisti, studiosi di semiotica e poeti. Come tutti i grandi capolavori, questo ciclo pittorico è produttore di un’infinità di letture possibili e permane loro malgrado tuttora assolutamente enigmatico. Si potrebbe allora dire che questa interpretazione videografica e musicale, in quanto forma non discorsiva di interpretazione dell’opera, inizia là dove terminano quelle letterarie. Pertanto essa s’innesta sia nella tradizione del cosiddetto puro visibilismo, secondo la quale l’attività artistica è il miglior mezzo per “spiegare” un’opera d’arte, sia nella tradizione eisensteiniana del montaggio delle attrazioni, secondo la quale l’emozione è suscettibile di produrre effetti di conoscenza.